CONSULENZA FINANZIARIA ETICA PER LA PROTEZIONE E CRESCITA DEL TUO PATRIMONIO
Proprio a seguito dello scaturire della pandemia nell’anno scorso, la liquidità sui conti correnti ha raggiunto livelli impressionanti: €1.682 miliardi, pari all’intero PIL dell’Italia nel 2020. La cosiddetta liquidità del “non si sa mai”….
Ma anche la liquidità è un investimento.
Quante volte abbiamo fatto questi pensieri?
La nostra reazione emotiva immediata è quella di accumulare denaro per risolvere problemi che potrebbero verificarsi. Ma la soluzione non è questa! La prima soluzione e risposta ai quesiti che spesso ci facciamo è innanzitutto trasferire il rischio, coprirsi cioè con polizze adeguate che con una spesa minima e gestibile con i flussi di reddito ci lasciano vivere tranquillamente. Inoltre, secondariamente, è possibile aprire dei fidi su conto corrente proprio grazie agli investimenti finanziari detenuti e grazie ai tassi di rendimento bassissimi presenti da tempo nei paesi maggiormente industrializzati: le nostre eventuali e improvvise necessità di liquidità possono essere soddisfatte dalle somme derivanti dal fido mentre gli investimenti finanziari possono essere lasciati “tranquilli” e possono avere un orizzonte temporale di riferimento maggiore, con un potenziale maggiore rendimento.
Se guardiamo questo grafico, ci accorgiamo immediatamente come tenere i soldi fermi sul conto corrente non sia proprio un «grande affare».
Dal 1996 i nostri soldi lasciati sul conto corrente hanno perso, a causa dell’inflazione, piano piano, il loro potere di acquistare beni e servizi.
«- 34%», vuol dire che con 50 mila €:
– nel 1996 potevamo acquistare beni per €50 mila (anche se c’erano le lire, per semplicità ragioniamo già in euro),
– oggi potremmo acquistare solo per €33 mila
Questa erosione è causata dal cosiddetto «silent killer» cioè da un silenzioso assassino dei nostri soldi di cui pochi di noi si accorgono e ne percepiscono la pericolosità: l’inflazione!
Molto spesso il motivo per cui teniamo così tanta liquidità sui conti correnti è che siamo ancorati ai vecchi ricordi, ai vecchi rendimenti di alcune tipologie di strumenti finanziari ritenuti sicuri. Come i titoli di stato italiani che davano un rendimento a due cifre oppure i tassi riconosciuti dai buoni postali fruttiferi molto elevati. Tutto questo non c’è più e forse speriamo in cuor nostro che tornino questi “bei tempi” e allora teniamo in liquidità i nostri risparmi, il nostro patrimonio.
Oggi la realtà è ben diversa e le forme di risparmio e gli strumenti finanziari “tradizionali” non offrono più rendimenti interessanti. Anche gli interessi sui conti deposito sono normalmente operazioni puramente commerciali, temporalmente limitate, “specchietti per le allodole” per aumentare la raccolta di denaro da parte di determinate società.
Guardate nel dettaglio a che scadenza e paesi bisogna far riferimento per trovare un rendimento positivo nei titoli di stato dei paesi maggiormente industrializzati. Negli altri casi, in rosso nell’immagine, il rendimento è negativo, significa che ogni anno siamo noi che “paghiamo degli interessi” a coloro a cui prestiamo il nostro denaro!
Quello che potrebbe accadere in futuro sui conti correnti dei piccoli risparmiatori è l’introduzione di un tasso di interesse negativo a fronte del mantenimento della liquidità sul conto. In paesi come la Svizzera è una realtà già da tempo, e anche per i clienti maggiormente facoltosi. In Germania hanno già cominciato a farlo 107 istituti di credito su un totale di 160 applicando un tasso negativo pari al -0,4%, lo stesso che le banche europee pagano per parcheggiare la loro liquidità presso la BCE. Da noi, per il momento, molte banche stanno agendo sui canoni e altri costi legati al conto corrente.
Eppure i mercati salgono e si possono perdere occasioni importanti.
Il grafico sopra riportato ci mostra l’andamento dell’indice azionario mondiale MSCI World: dal 1996 i dati sono impressionanti, mentre il potere d’acquisto della liquidità in conto corrente diminuisce inesorabilmente.
Altro aspetto molto importante con cui spesso mi ritrovo a fare i conti quasi giornalmente è l’orizzonte temporale di riferimento che tendenzialmente scelgono gli investitori per gli investimenti finanziari.
Nel grafico sopra riportato ci sono le prospettive di vita e l’orizzonte temporale in alcuni paesi del mondo.
Secondo una ricerca Eumetra svolta nel 2019, il 66 % degli italiani pensa di vivere fino a 100 anni. Quando si analizza l’orizzonte temporale degli investimenti finanziari degli stessi italiani, però, gli anni scendono a poco meno di 5. L’orizzonte temporale di riferimento per gli investimenti immobiliari rispetto a quelli finanziari continua ad essere tendenzialmente molto diverso, e si pensa spesso a orizzonti brevi per quelli finanziari, da cui ottenere rendimenti “fuori da ogni logica odierna”.
Insomma, la letteratura afferma che c’è una giusta quantità di denaro da mantenere sul conto corrente per far fronte agli imprevisti, ma non è certo la somma elevata che oggi molto spesso si può vedere su molti di questi.
Ancora una volta, diventa rilevante la figura del consulente finanziario per allineare aspettative ad orizzonti temporali finanziari.